Si fa un gran parlare di libertà finanziaria. Spesso, in termini ottimistici. Viene da chiedersi, dunque, quanto possa esserci di vero in quanto viene raccontato ogni giorno su internet e sui social.
La libertà finanziaria è davvero quel traguardo “meraviglioso” che tutti possono raggiungere? O è piuttosto una chimera utile per vendere prodotti di formazione a chi nutre false speranze? Ecco la mia opinioni qualificata, basata su anni di esperienza da consulente finanziario.
La definizione di libertà finanziaria
Cosa è nello specifico la libertà finanziaria? La definizione più asciutta, e anche quella che si trova più facilmente in rete, rivela che la libertà finanziaria è la capacità di generare rendite automatiche a partire dal proprio capitale. Rendite che, ovviamente, permettono di mantenersi e dunque di dire definitivamente addio al lavoro.
Vista così, la libertà finanziaria sembrerebbe davvero una gran cosa. D’altronde, chi non vorrebbe guadagnare… Senza fare nulla?
Sia chiaro, la definizione non è scorretta. E’ semplicemente incompleta. Ovvero, manca di alcuni elementi essenziali, che possano restituire la reale dimensione del concetto.
Non è un caso che manchino questi elementi. Se venisse dato loro lo spazio che meritano, la libertà finanziaria non potrebbe essere sventolata come un vessillo, o un amo verrebbe da dire, per vendere prodotti formativi di dubbia qualità e utilità.
Il falso mito della libertà finanziaria
E’ bene dunque rendere merito a questi elementi, elencare queste “scomode” verità. Insomma, è bene sfatare qualche mito.
Non è vero che raggiungere la libertà finanziaria sia facile. Si fa presto a dire rendite automatiche. La verità è che sistemi pronti per l’uso non esistono. E’ logico: se ci fossero, tutti li utilizzerebbero. D’altronde, sono necessari tempo e fatica per creare un sistema tale da garantire rendimenti costanti e abbondanti. Soprattutto, sono necessarie competenze ed esperienze che non possono essere accumulate in pochi giorni o settimane.
Non è vero che la libertà finanziaria significa non lavorare. Quello del “guadagno a costo zero” è un mito diffuso. In realtà, il lavoro dell’individuo finanziariamente libero non finisce quando ha creato la sua personale macchina per fare soldi. Anzi, è solo all’inizio. Il sistema va ottimizzato in continuazione, monitorato e corretto in itinere. D’altronde, è lo sfondo entro cui opera che si evolve in fretta, e sarebbe illogico sperare che un sistema valido oggi funzioni anche domani, in totale assenza di modifiche. Ebbene, anche questo è, a modo suo, lavorare. Certo, non si scambia più il tempo con il denaro, ma energie intellettuali e persino finanziarie vanno comunque spese.
Non è vero che la libertà finanziaria è alla portata di tutti, sempre e comunque. Questo è un aspetto su cui i furbetti della libertà finanziaria, coloro che ne utilizzano l’immaginario per i propri scopi, non dicono mai. Per mettere in piedi un sistema di rendimenti automatici è necessario comunque del capitale. Anzi, molto capitale. Dunque, non è alla portata di tutti, ma solo di chi ha accumulato una certa quantità di denaro, magari… Lavorando.
Il contributo del consulente
Alla luce di tutto ciò, è bene modificare i propri obiettivi, ritoccare le priorità. Piuttosto che inseguire la chimera della libertà finanziaria, è bene procedere step by step, esercitando l’arte dell’investimento in modo tale da generare rendimenti e guadagni. In futuro, dopo l’acquisizione delle dovute conoscenze e l’accumulo di esperienza, si potrà pensare a una evoluzione che, non senza fatica, possa portare alla libertà finanziaria.
In questo contesto, risulta fondamentale il contributo del consulente. Investire è un’attività complessa, soprattutto quando lo scopo non è solo preservare il capitale dai rischi contingenti (es. l’inflazione) ma metterlo a frutto per generare ricchezza. Non ci si può improvvisare. Soprattutto, sono necessarie competenze.
Competenze che un buon consulente può mettere sul tavolo, con grande vantaggio del cliente.
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