Fondi ESG e SRI cosa sono e come scegliere i migliori

environmental-protection-326923_640
Cultura Finanziaria

I fondi ESG e SRI sono saliti alla ribalta di recente. Tuttavia, si stanno diffondendo a macchia d’olio. Numerosi investitori e persino semplici risparmiatori vi fanno affidamento o stanno pensando di investirci del capitale. 

Dunque, è bene valutarli in una prospettiva di rendimento, capire se l’interesse che stanno suscitando è semplicemente frutto di una moda o è giustificato dalla sussistenza di opportunità significative. 

L’argomento è più complesso di quanto sembra. Infatti, quando si parla di ESG e SRI, in gioco entrano fattori che – a primo acchito – non hanno nulla a che vedere con il denaro e con il profitto. 

Cosa sono i fondi ESG e SRI

Innanzitutto, è bene chiarire la tipologia di investimento cui gli ESG e gli SRI appartengono. Stiamo parlando, in parole povere, di fondi di risparmio gestito. L’investitore o il risparmiatore impegna un proprio capitale, il quale va a finire in un fondo che il gestore “manovra” per investire in una serie di asset, che possono essere azioni, obbligazioni, titoli di Stato etc. 

Qual è la differenza tra gli ESG e SRI e gli altri fondi di risparmio gestito? In buona sostanza, chi gestisce gli ESG e gli SRI è vincolato al rispetto di determinati criteri, al momento della scelta degli investimenti. 

Per comprendere questi criteri è necessario, finalmente, operare una distinzione tra ESG e SRI. Proprio su questo punto le strade, per queste due tipologie di fondi, si dividono.

ESG sta per Enviromental Social Governance. A sua volta, il termine Enviromental vincola il gestore a considerare solo gli asset che fanno riferimento alle imprese e agli enti (pubblici o privati) impegnati nella salvaguardia dell’ambiente, più spesso nella semplice riduzione del Co2. 

Il parametro Social, invece, vincola il gestore a selezionare solo asset provenienti da realtà che manifestano una significativa attenzione per i diritti umani, che si impegnano nelle politiche di genere e che, al contempo, aderiscono a standard lavorativi elevati, di stampo umanistico. 

Il termine Governance, infine, indica l’obbligo di selezionare solo quelle realtà che rispettano standard gestionali all’avanguardia. La questione riguarda le politiche di remunerazione della dirigenza; il rapporto tra i top manager, i quadri e i dipendenti; il rispetto della legge e della deontologia professionale; l’impermeabilità dei vertici alle eventuali pressioni politiche. 

Insomma, i fondi ESG si distinguono per la caratura etica degli investimenti. 

Cattura2

SRI invece sta per Social Responsibility Investment. Gli asset, in questo caso, devono appartenere ad aziende ed enti che rispecchiano un determinato imperativo morale, che può essere più o meno abbracciato dagli investitori. Per esempio, gli SRI potrebbero non investire nelle aziende che vendono alcolici o tabacchi. Potrebbero evitare i titoli di Stato di paesi retti da dittature e via discorrendo.

La differenza tutt’altro che sottile tra i fondi ESG e SRI

A giudicare da queste definizioni, i fondi ESG e SRI potrebbero sembrare la stessa cosa. In realtà, vi è una differenza tra i due fondi, e non è affatto sottile.

I fondi ESG, nella composizione del portafoglio, fanno riferimento a parametri oggettivi e immutabili, Tutti i fondi ESG puntano a investire su aziende “ecologiste”, a forte carattere sociale e in grado di esprimere una governance libera, efficace, equa e indipendente.

I fondi SRI, invece, fanno riferimento a parametri soggettivi. A dare un significato etico, dunque, è l’investitore. Sicché, un investitore che è contrario al consumo di alcol, punta agli SRI che escludono i produttori di bevande alcoliche. Chi è contrario al consumo della carne, punta agli SRI che escludono i produttori di alimenti di origine animale etc. Se i fondi ESG sono etici oggettivamente, i fondi SRI acquisiscono una valenza morale solo in rapporto a un certo tipo di risparmiatore. 

Cattura4

Le criticità dei Fondi ESG e SRI e come risolverle

I fondi ESG e SRI sono protagonisti di una formidabile ascesa. Ciò è frutto della tendenza a porre al centro l’elemento etico, e a partecipare (in modo più o meno attiva) alle campagne di sensibilizzazione a questo o quel tema. La declinazione nella vita reale del proprio paradigma morale, d’altronde, è uno dei “nuovi” bisogni che sta emergendo maggiormente.

Alla luce di ciò, risulta evidente la criticità più grande dei fondi ESG e SRI. Se si pone al centro la questione etica, si rischia di porre in secondo piano l’obiettivo ultimo dell’investimento: il guadagno. Ovviamente, l’etica non è incompatibile con il profitto. Tuttavia, non è assolutamente detto che le due cose vadano di pari passo.

E’ abbastanza frequente che un investitore si getti a capofitti su questo o quel fondo ESG / SRI in quanto lo reputa affine al proprio sentire, salvo poi perdere il capitale a causa di performance negative. 

Occorre coniugare etica e rendimento. Ebbene, è tutt’altro che facile. In primis, è necessaria una certa capacità di distacco, di valutare con criteri oggettivi e non solo emotivi le opportunità concesse da un fondo. In secondo luogo, occorre mettere in campo strumenti analtici e proiettivi tali da anticipare le performance del fondo. 

E’ improbabile che un risparmiatore o un investitore ce la faccia da solo. E’ bene fare affidamento a un esperto, che sappia guardare alla esigenze dell’etica ma anche e soprattutto oltre. Io sono tra quegli esperti, Se vuoi ricevere delle dritte sugli ESG e SRI contattami qui

Prego condividi! Grazie
Condividi:
Ti potrebbe interessare anche: