Il fenomeno delle Meme Stock: le derive del presente, i rischi per il futuro

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Cultura Finanziaria

Il fenomeno delle Meme Stock ha fatto irruzione nel mondo della finanza a partire da quest’anno. Ha persino guadagnato le prime pagine dei giornali non specializzati, allorquando le quotazioni di GameStop, un normalissimo rivenditore di videogiochi (per quanto famoso nel suo ambito) sono aumentate in maniera illogica, manco fossero il Bitcoin dei tempi migliori.

La vicenda di GameStop non è isolata, ma si inserisce in una dinamica che promette di rivoluzionare il mondo della finanza, o comunque di porre in essere elementi distorsivi molto pericolosi. Vale la pena, dunque, descrivere il fenomeno e proporre una riflessione a riguardo, anche e soprattutto in prospettiva futura.

Una definizione di Meme Stock

Le Meme Stock sono titoli azionari all’apparenza normalissimi e anzi dalle prospettive incerte ma che, a un certo punto della loro storia, assumono due caratteristiche.

  • Si rivalutano in maniera eccessiva, e a prescindere da ragioni economiche o finanziarie (es. un aumento di fatturato, un’acquisizione etc.).
  • Sono oggetto di trading coordinato da parte di gruppi di investitori retail.

In buona sostanza, un gruppo di investitori retail si accorda sull’acquisto di un titolo azionario e l’improvviso aumento della domanda fa aumentare drammaticamente le quotazioni. 

E’ un fenomeno nuovo, che fonde le dinamiche “da social” con le dinamiche di investimento. Così come gruppi di persone su internet si organizzano per supportare questo o quel tema, piuttosto che per dare vita a manifestazione ed eventi; i Meme Stocker si organizzano per far crescere le quotazioni di questo o quel titolo azionario,

Le dinamiche di picking, ovvero la scelta del titolo azionario da rivalutare, non seguono i meccanismi di investimento tradizionali. Spesso il picking è ideologico, o deriva da movimenti di opinione che niente hanno a che vedere con la finanza. 

Questa peculiare e bizzarra forma di investimento è resa possibile dalla disponibilità di strumenti di investimento che puntano sull’usabilità, su interfacce estremamente semplici e su funzionalità poco approfondite. Non a caso, i fenomeni di Meme Stocking partono sempre da app a basso impatto economico, che anche – anzi soprattutto – gli investitori non professionisti possono utilizzare.

Una deriva molto pericolosa

Molti hanno salutato con favore il fenomeno delle Meme Stock, elevandole a epigoni di un processo di democratizzazione della finanza. A prescindere dalle valutazioni sociali e politiche, vanno però evidenziate alcune derive potenzialmente pericolose, e dagli effetti duraturi. 

In primo luogo, le Meme Stock rappresentano un fattore di distorsione del mercato. Che GameStop passi da 18 euro ad azione e oltre 300 è assurdo nel senso tecnico del termine. Eppure rappresenta la punta dell’iceberg, perché il fenomeno agisce spesso nell’ombra, lontano dai riflettori dei grandi media. In questo contesto, appare ovvio come gli investitori estranei a queste dinamiche rischino di trarre evidenze del tutto errate su cosa merita un investimento e su cosa invece è destinato a rivelarsi effimero. Anche perché non è affatto raro che a una forte rivalutazione segua un crollo verticale delle quotazioni. 

In secondo  luogo, il fenomeno delle Meme Stock di fatto gonfia le capitalizzazioni di alcune aziende senza che queste godano della necessaria fitness per farvi fronte, rischiando di innescare esplosioni di mini-bolle finanziarie. 

Questa dinamica è pericolosa soprattutto in relazione ai processi di bilanciamento degli indici. In buona sostanza, alcuni indici, e nello specifico quelli che utilizzano il criterio della capitalizzazione, stanno incorporano molte Meme Stock. E’ il caso per esempio del Russell 1000, che di recente ha subito una  mezza rivoluzione. Sono state introdotte ben 57 azioni, buona parte delle quali ascrivibili alla categoria delle Meme Stock.

Da qui, un effetto domino riguardante soprattutto i gestori dei fondi passivi. Ebbene, a causa del fenomeno delle Meme Stock, saranno costretti – e in una qualche misura sono costretti già adesso – a mettersi in pancia azioni di aziende dal futuro incerto, che sono senza alcun merito particolare se non quello di essere state scelte dai Meme Stocker. 

Una riflessione per il futuro

Il fenomeno delle Meme Stock pone in essere qualche riflessione. In primis, sulla facilità con cui i mercati possono essere “bucati” da dinamiche che poco hanno a che fare con gli investimenti. In questo caso, il “buco” consiste nell’assoluta permeabilità a fenomeni socio-tecnologici. 

Perché di questo si tratta. Le Meme Stock sono un fenomeno sociale, perché si regge sul coordinamento massivo di gruppi di trader retail; sono un fenomeno tecnologico, perché non potrebbero esistere senza una infrastruttura che permette anche agli “investitori della domenica” di acquistare delle azioni al costo di qualche euro e di un paio di clic. 

Tale tendenza può costare cara. Il rischio è di giungere a una condizione in cui le decisioni di pochi (es. i gruppi di trader organizzati) compromettono la stabilità e la trasparenza del mercato nel suo complesso. 

Il rischio è ancora più grande se si pensa alla tendenza, in atto da qualche anno, di privilegiare strumenti di gestione passiva che, riducendo il margine discrezione del gestore da un lato; gli impediscono di difendersi da fenomeni di capitalizzazione ingiustificata (come quello delle Meme Stock) dall’altro.

Per gli investitori retail, per i risparmiatori, lo strumento per difendersi con efficacia è e rimane la conoscenza. Non è semplice dristicarsi in dinamiche così complesse e inedite. Io posso aiutarti a vederci chiaro. Dunque, se vuoi saperne di più sulle Meme Stock e su altri fenomeni simili, non esitare a contattarmi. Puoi farlo a questo link.

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