Quanto ti paghi come imprenditore? Quasi sempre sbagli.

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Soldi e impresa

La vita ogni tanto sembra un film ma non è mai la stessa cosa.

Il denaro è una cosa divertente nei film di Hollywood ma lo scopo dei film è quello di fare un sacco di soldi e dunque divertire la gente, non spiegare la finanza e come funzionano realmente le cose.

Nella vita reale il discorso è molto diverso. Se parliamo di cultura finanziaria, un tema che mi sta molto a cuore, dobbiamo pensare sempre e soltanto in modo globale.

Per intenderci: non c’è mai questo è buono.

E’ più una situazione di questo tipo: questo + questo + questo e considerando quest’altro = è meglio comportarsi così.

Forse è meno sexy di Gordon Gekko o Jordan Belfort nell’interpretazione di Leonardo Di Caprio ma è realmente così.

Ad esempio non si può prendere in considerazione un investimento senza considerare la propria propensione al rischio e senza considerare la propria storia personale.

Pensarci prima è una grande idea!

Sapendo tutto ciò c’è ancora un modo migliore per fare le cose: creare i presupposti per trovarsi nella condizione ottimale per investire.
La condizione ottimale, oltre ereditare un pacco di soldi, è quella in cui ci si muove con senno e razionalità.

Il caso per eccellenza, intendo da attenzionare, potrebbe essere quello degli imprenditori.

In questi 3 grandi momenti ci sono sempre i soldi e la corretta o cattiva gestione dei soldi. Più attenzione si presta e più sarà possibile trovarsi nella situazione di fare investimenti corretti e realmente redditizi.

In caso contrario si correranno quasi sempre inutili e grossi rischi.

La gestione dei soldi in impresa: quanto ti paghi?

E’ un tema spinoso, tornato di grande attualità con la crescita delle start up: gli investitori tengono particolarmente a questo dato.
Ma è importante in ogni impresa, forse anche nel caso del professionista, proprio in virtù di quella separazione tra personale ed aziendale che è e deve essere sempre al centro di tutto.

Dunque “quanto ti paghi?”

E’ probabile che, diciamo 7 persone su 10, di fronte a questa domanda rimangano perplesse.
Nelle piccole e medie imprese, soprattutto nelle imprese familiari, è frequente che il fondatore non abbia un reale compenso e che questo si trasformi in “ciò che mi serve prendo”.

Altro errore tipico è quello di essere troppo generosi con la propria impresa e troppo poco con se stessi.
“ prima i bisogni dell’impresa” è sbagliato due volte

  • Potrebbe significare tenere in vita un business non sostenibile.
  • Lavorare gratis non è mai giusto. Nemmeno per se stessi.

Di contro ci soni i casi in cui a seguito di un ciclo favorevole, si attinge senza nessun criterio.
Auto, case, vacanze di lusso, ecc, pagate in maniera impulsiva attingendo dalla cassa perché sta andando bene, è altrettanto sbagliato.

Come sempre ci vuole misura. Ancora una volta si tratta di pensarci prima.

Quanto bisogna pagarsi?

Il ragionamento più semplice potrebbe essere: vendite – spese – tasse = il resto me lo porto a casa!

Potrebbe essere semplice all’inizio e con piccole attività ma in seguito potrebbe diventare complicato. E questo non terrebbe conto di cosa può succedere in futuro.

Prima di tutto paga te stesso. (ma con criterio)

Il suggerimento più coerente invece è quello di prevedere un compenso base ed una quota variabile che segue l’andamento dell’impresa.

Il compenso base è calcolato sulle necessità minime familiari: le spese per la casa, la luce, la spesa, il sostentamento dei figli, ecc.  Sarebbe buona regola utilizzare   Questo Foglio di Calcolo per Controllare e Gestire tali Spese
Il compenso variabile è determinato sotto forma di incentivi proporzionali alla crescita dell’impresa.
Ed ancora quando c’è una crescita, sarebbe una buona cosa dividere ulteriormente questi introiti.

Ad esempio un 20/30% per le spese “divertenti”: una vacanza, una gita fuori porta, un regalo alla moglie o i figli, ecc.

Ed il restante potrebbe invece essere accantonato sotto forma di assicurazione e/o investimento.

A questo punto è chiaro che scegliere come investire i propri soldi avrebbe un significato tutto diverso.

Faremmo lavorare i soldi giusti, senza intaccare il sostentamento della famiglia e le giuste gratificazioni personali. Proteggendoci dal nemico numero uno quando si parla di soldi ed investimenti: le scelte emotive ( e di necessità!)

Lo trovi così difficile?
Questo in fondo è la dimostrazione che “investire è semplice ma non è facile” che ripete come un mantra Warren Buffet.

n.b. Ho voluto semplificare ma è chiaro che una situazione del genere si può ottenere solo tramite un lavoro in team tra professionisti. Aspetti fiscali, giuridici, aziendali e finanziari è chiaro che debbano camminare di pari passo.

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