Ancora Bail in. Cosa cambia davvero?

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Mamma, il bail in.

Ecco il nuovo grido con il quale gli italiani vengono terrorizzati e si terrorizzano da soli. Con la differenza che il bail in non sono i turchi e poche persone conoscono realmente il proprio nemico e sanno quanto temerlo e come difendersi.

Mentre scrivo questo post, che vuole essere una piccola guida, informativa e obiettiva, non posso fare a meno di notare come anche questa volta i toni sensazionalistici stanno avendo la meglio sull’informazione, sulla cultura finanziaria. Proprio adesso Wall Street Italia ha titolato: “Avvisate chiunque: in Italia per i clienti delle banche cambierà tanto ma in peggio “

Probabile ma cosa cambierà realmente e cosa è già cambiato. Temo che il bail-in stia seguendo le orme dello spread sino a qualche tempo fa: tutti ne parlano. Tutti ne parlano e basta.

Bail-in vuol dire salvataggio. Di chi e di cosa?

Bail-in è traducibile in salvataggio interno – anche se l’opinione più diffusa è quella che a salvarsi saranno le Banche ed a discapito dei risparmiatori.

Le disposizioni prevedono il rafforzamento delle misure preventive a cui ogni banca dovrà attenersi. Tra queste la predisposizione di un Piano di Risanamento, che prevede cosa deve fare la banca in caso di eventi avversi, leggi crisi – ricorda il caso Etruria & Co.

Il punto è: come avviene questo piano di risanamento?

Con il bail-in il capitale della banca in crisi viene ricostituito mediante l’assorbimento delle perdite da parte di azioni e altri strumenti finanziari posseduti dagli investitori della banca: questi ultimi titoli finanziari potrebbero subire una riduzione, anche totale, oppure una conversione in azioni come nel caso delle obbligazioni subordinate. Se tale riduzione non bastasse, analogo trattamento potrebbe essere riservato alle obbligazioni non garantite. In ogni caso, l’eventuale perdita per i creditori della banca non potrà essere mai superiore a quella che si avrebbe nel caso di liquidazione (chiusura) della stessa.

Lo schema che entra in azione è il seguente, toccando i seguenti strumenti finanziari:

a) Azioni e altri strumenti finanziari assimilati al capitale, come le azioni di risparmio e le obbligazioni convertibili

b) Titoli subordinati senza garanzia; crediti non garantiti, come le obbligazioni bancarie non garantite

c) Depositi superiori a 100 mila euro di persone fisiche e PMI, solo per la parte eccedente i 100 mila.

Fino al 31 dicembre 2018, i depositi superiori a 100 mila euro delle imprese e quelli interbancari contribuiscono alla risoluzione in ugual misura rispetto agli altri crediti non garantiti. Dal 2019, viceversa, essi contribuiranno solo dopo le obbligazioni bancarie non garantite.

Per i conti sotto 100 mila euro invece

Come si vede per i conti sotto i 100.000 euro non avviene nulla. E non è detto nemmeno che quelli superiori, vengano automaticamente coinvolti.

Ma in realtà per i conti sotto 100 mila euro

Una precisazione comunque va fatta. La tutela dei €100.000 è prestata dal Fondo interbancario Tutela Depositi e prestiti il quale ha una giacenza molto ridotta, pari allo 0,2% del Totale dei Depositi. Trattasi di Fondo PRIVATO E NON STATALE nel quale versano le Banche aderenti.

In caso di crisi molto profonda la giacenza non coprirebbe la cifra necessaria a tutelare i depositanti. Infatti lo stesso presidente del Fondo Maccarone, in occasione del salvataggio delle Banche Etruria, Marche … ha apertamente dichiarato che i soldi il Fondo NON LI AVEVA. Pertanto Lo Stato è dovuto intervenire applicando il Bail in modo che i correntisti almeno fossero Salvi!!

Bail in: le regole del gioco sono cambiate

La critica principale che viene mossa è proprio quella di aver cambiato le regole del gioco ma averlo fatto a partita in corsa. Non proprio il massimo del politically correct.
Su questo concordano tutti o quasi. Qualche tempo fa ho trovato molto interessante una analisi di Carlo Milani, apparsa sul Sole 24 Ore. Una voce fuori dal coro, ricca di spunti, sui quali si potrà convenire o meno, ma sicuramente meritevole di attenzione.

 

Secondo Milani, il Bail in non ha cambiato le regole del gioco semplicemente perché quelle regole non ci sono mai state.

La direttiva ha voluto garantire una maggiore trasparenza sui salvataggi, cancellando definitivamente la garanzia pubblica implicita sulle passività bancarie, ovvero l’impegno non scritto che dovrebbe indurre lo Stato a salvare azionisti e altri creditori bancari non garantiti. Avendo eliminato una garanzia non scritta, il bail-in non ha intaccato nessun diritto e non può essere tacciato di retroattività. Va detto, inoltre, che lo stesso principio è presente anche in altri paesi. Ad esempio negli Stati Uniti, con il Dodd-Frank Act, è stato introdotto un regime ancor più severo. Il salvataggio delle banche non deve avvenire con fondi pubblici e nel caso cui ciò sia inevitabile, al fine di garantire la stabilità finanziaria, le somme spese dovranno essere recuperate per intero.

Per leggere la versione integrale dell’articolo 

Si ma ormai ci siamo

Sarà pur vero quel che dice Milani ma adesso, se ti presenti in Banca anche per aprire un semplice conto, le regole sono invece ben scritte e la norma, il bail-in si può applicare anche a strumenti sottoscritti prima del 1 gennaio 2016.

Insomma avvisate tutti e si salvi chi può ma sono sicuro che come sempre solo la Cultura Finanziaria ci potrà salvare!

Prego condividi! Grazie
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